Di cosa saremmo in attesa, presso un dirupo, su in terrazza, o semplicemente nel nostro letto? Della pioggia, della tempesta, della tramontana che rasserena, del respiro della terra, di un soffio che non porta niente, dell' arrivo dell'idea musicale, del vento che ci avverte che dobbiamo migrare?
A mio fratello Giovanni.
Alcune riflessioni per meglio eseguire questo brano
La musica io credo, è fatta di suoni e non di note. Spesso però la pratica dell' insegnamento la riduce a una mera contabilità di altezze e durate, lasciando in noi condizionamenti indelebili. La musica che io inseguo e una musica estrema, che mette in discussione proprio gli argomenti che il quieto vivere vorrebbe evitare, in particolare il rapporto dell'individuo con la morte. Questo soltanto può conferire al linguaggio maggior portata e suggestioni, in quanto tocca l'intimo di ciascuno di noi.
Prima la quiete. Poi il suono, come respiro del silenzio.
La nascita del suono è fenomeno conturbante ben più di qualsiasi gioco di pallottoliere. Abituare dunque l'orecchio all'impercettibile. I pianissimi che io richiedo devono collocarsi al limite di quanto l'uomo sia realmente capace di sentire. Mentre ascoltiamo diveniamo incerti: qualcosa arriva, ma cosa? Il suono è o non è ancora? La trasfigurazione sonora dell'indistinto genera la più inquietante delle magie, il non saper più distinguere tra presenza e assenza.
Non più un colorito marginale, così l'intensità è essenziale al fraseggio. Non esiste suono senza intensità. Al contrario, si può dare una intensità di suoni indifferenziati.
Se il suono è fermo o pulsa, la nostra mente disegna un orizzonte nel silenzio, una linea di riferimento con cui metterà in relazione qualsiasi ulteriore evento sonoro sopraggiunga. Quando invece il suono si muove, sarà il movimento stesso a definire progressivamente le coordinate sonore.
Del movimento il glissato sarebbe un solco, la scia aperta dal suono nel silenzio. Per esaltare in modo appropriato tali spostamenti nel campo acustico, bisogna totalmente eliminare il vibrato, anche qualora l'ampiezza del glissato fosse non piccola.
Ultima raccomandazione: le ripetizioni sempre assolutamente identiche; è necessario davvero raggiungere l'illusione che il tempo si inceppi.
(1998)