Fanofanìa. Parola da me composta con la stessa parola replicata, in greco antico, e tuttavia di significato corretto e verosimile: come tante analoghe espressioni del vocabolario moderno. Psicanalisi per esempio, o fonografo o pseudopaletnologico.
Dunque fanofanìa: manifestarsi del manifestarsi, apparire dell'apparire, ovvero il cominciare dell'apparizione.
Il manifestarsi è quel momento della coscienza che ci rivela qualcosa di mai visto prima, oppure se fin'ora troppo visto, sotto una improvvisa luce che lo trasfigura. Tra i processi della nostra mente è componente non principale e tuttavia caratteristica e fondamentale delle nostre brevi e indimenticabili giornate umane.
Il fenomeno del fenomeno, il cuore del fenomeno. Non ciò che è già manifesto col suo nascere, ma l'atto in sé del manifestarsi.
La mia non è musica in senso normale, anzi. Essa istaura un'attenzione sensitiva che ci porta fuori di noi, nel tempo e nello spazio, fuori dal tempo e dallo spazio reali.
Questa musica non sconfina nella vita (che la neutralizzerebbe e l'appassirebbe) ma per l'immediatezza delle nostre percezioni crea l'illusione della vita. Cioè in modo misterioso, attraverso un'acuirsi dell'attenzione, predispone ciascuno ad aprire la mente ad accogliere e specchiare la realtà. Potremmo chiamare forza rappresentativa questo innesco caratteristico della mia musica?
Necessario il configurarsi del discorso musicale in forme di nuovo irreale contorno, affinché il vuoto partorisca. Parliamo di un evento forse minimo, però segretamente gigantesco.
Ecco il motivo del manifestarsi: non consideriamo qui la nascita, bensì la nascita della nascita.
Non ciò che è già manifesto col nascere ma l'atto in sé del manifestarsi. Non ciò che è già nato ma l'atto in sé della nascita.
Nulla trovo di più appropriato per celebrare la fondazione di Klangforum e ringraziare questi musicisti, a me cari, per il loro lavoro.