La navigazione notturna per quattro pianoforti, frammento |
Organico: | 4 pianoforti | |
Anno di composizione: | 1985-2017 | |
(c): | Rai Com 2017 | |
Numero di catalogo: | RTC-5225 | |
Manoscritti conservati presso l'Archivio Storico Ricordi di Milano | ||
Prima esecuzione: | 21.11.2017 Padova,Auditoriom Pollini, Alfonso Alberti,Fausto Bongelli,Anna D’Errico,Aldo Orvieto,pianoforti | |
Durata: | 10' | |
"Darkness, lights elder brother"
Chi a Talete, chi a Foco, gli antichi attribuirono un trattato: Astronomia nautica. La prima parrebbe un'attribuzione impropria, fatta ad orecchio al padre delle acque, uno di quegli infiniti fatti, marginali e inspiegabili, che affollano la storia.
La navigazione, invece, è strettamente connessa alla notte, come il coraggio e la paura. Una nave scivola sull'ignoto fluido, l'oscuro: il mare è gli abissi che copre. E come il mare evoca il buio di giorno, così la notte, appena l'occhio si sarà abituato, si svela anch'essa abitata dalla luce. Per questo quintessenza della navigazione è la lettura degli astri, che splendono nelle tenebre. Ma da quando la ragione la illumina, i mostri marini sono silenziosamente scomparsi dalla mente umana (in quegli anni pure le balene divennero bianche). Da allora la navigazione notturna entrò nelle nostre case e fu legata al pianoforte, questa navicella oscura i cui tasti ridono nel buio del salotto.
Avete mai pensato quanto il pianoforte attraversi la nostra vita?
Frugate tra i ricordi: si parerà dinanzi la porta di una stanza quasi sempre chiusa. Dentro, un mobile, un catafalco nero, vi abbraccia da un angolo. O dimessamente appoggiato a una parete, pauroso ed attraente insieme. Chiede ai bambini d'essere toccato: la seduzione del pianoforte è irresistibile. Ecco il nipote del re degli orologi incontra l'omicida.
Tutti i demoni domestici sono assai temibili; specie appena s'incrina il meriggio. Proprio quella velatura accennata della luce in ore tutte colore, tutte trasparenza, giunge quasi a mostrarci non i fantasmi, ma che la realtà sia un fantasma.
Il pianoforte ha una voce, ed emerge dal profondo. I tasti gravi erano il tuono - era il terrore - e gli acuti la luce. In modo alterno l'ombra della stanza infittiva e schiariva.
Tuttavia col tempo la paura ha perso la paura, e s'è spogliata ormai della sua stessa eccezionalità, poiché l'esperienza abitua alle mescolanze. La regione oscura ch'è il registro basso è stata conquistata. In quelle stanze deserte decisi di fare la mia tana.
Ancora adesso però, là dove il pianoforte chiama è vicino il tavolo dove sono costretto ogni giorno, ogni giorno al tormento dello sforzo creativo. In misteriosi momenti di stanchezza mi sono scoperto una propensione a lavorare in cucina.
Non solo per i bambini il pianoforte racchiude un universo.
Già nel duo pianistico la specularità riflette e frammenta ed accresce questo universo. Pensare un'opera per quattro pianoforti equivale a concepire la sfida di un eccentrico insieme, non più da camera, né sinfonico.
E siccome ogni pianoforte rimarrà individuo, moltiplicarne il numero determina una rara effusione spaziale; ecco perché l'opera prende anzi tutto possesso dello spazio. E subito lo splendore o la cupezza dell'immagine, come passando fra specchi paralleli in agguato, si riproduce all'infinito - gli specchi: trappole perfette per catturare il tempo, il presente, nello spazio.
Piccola appendice
Molti anni or sono caddi gravemente ammalato. Nell'impossibilità di comporre musica, ciò malgrado non potendo farne a meno, sognavo di comporre. Il male è pur sempre un incontro con la morte. Forse questo appuntamento, la novità, senza che me ne rendessi troppo conto, sciolsero il mio pudore abituale. Cominciai a scrivere parole, contemplavo l'atto creativo affacciato da una metafora, a delizia degli psicanalisti:
(1985)
Sull'immagine del mare nel pensiero
(falso poema venuto alla luce in un saggio di Detienne)
Udii una voce:
OGNI COMPOSIZIONE INTRAPRESA È UN ANTICO VIAGGIO PER MARE, quest'enigma m'insegue come il ricordo d'un oracolo stonato.
Luminosa, una striscia all'orizzonte si stempera in esili vapori. Mutamento e mobilità: lo spazio cangiante mi fronteggia, abile nel tes-sere l'ondosa immensità, pronto a tramare pensieri sottili. Ma la vela è tesa, e gonfia al vento si curva e rumoreggia come schiuma d'onda.
Così oggi attraverso il grande abisso. La mia prua apre una strada dove non c'è che un vago fluttuare; appena tracciata ribolle, si richiude; svanita si rigenera: la mia nave è già avanti. Pari a un uccello, tuffandosi nei flutti oscuri, guardiana ai confini di terra, d'acqua e cielo.
NON NAVIGHERAI SENZA PUNTI DI RIFERIMENTO diceva il sogno. E poi, non capivo: COMPORRE È COME... LA NAVIGAZIONE, tuonava la voce ...COME LA NAVIGAZIONE echeggiavan le parole deformate lungo le gallerie della mia mente, COME LA NAVIGAZIONE STA IN CIMA ALLE IMPRESE D'UN ESSERE PIENO DI RISORSE.
Tutto è stato pensato. Un viaggio per mare si decide in terraferma; ma il pilota che procede sugli abissi non può conoscere il segreto della collera, o del favore del vento. Perciò sta in guardia. Né lascio mai dormire le palpebre arse; la mia attesa sta ferma come una nube minacciosa, alta sulla cima d'un promontorio. Ho con me i piccioni di scoglio al riparo dell'albero, stretti in una gabbietta legata. Dove, la costa più vicina? Dovrò presto liberarne un paio e addentrarmi ancora nel tortuoso passaggio, tra infiniti sentieri...
Ho sentito che taluni uccelli marini siano uomini d'altri tempi. Questo dicevano i Venerabili - uno spruzzo: non v'è conoscenza sicura di tutti i soffi che lo solcano; il mare è l'Incognito, uno spazio in cui lo stesso istante vede spirar brezze contrarie da punti opposti del cielo. Proiettati nell'azzurro, sgranchite le ali, i piccioni svolgeranno in spirale i loro giri concentrici, e la nave sarà l'asse vorticoso dell'ascesa che, lenta, estenderà i suoi cerchi.
Li segue ansioso lo sguardo, e vigilando, mentre una nebbia dell'esse-re s'addensa. Volge la sua imbarcazione, l'abile pilota, attento al cielo, alle stagioni, al tempo, agli astri. Non la forza lo sorregge; egli gioca d'astuzia fra i cori dei venti, col moto dell'onde - la luna tramontata, e un arcipelago d'isole porporine, in lontananza - forse non ero desto, una miriade di fiammelle infuse di soave bellezza, tosto lugubri e fumose...
Alla partenza ho pacificato con offerte le nuvole cupe e il rito ho compiuto, per stornare i venti scatenati. E il pilota sa dirigere la rotta orientandosi nel cuore della notte. Dopo la madre delle angosce oh, la stella del Mattino! Ma poi la notte succede al giorno come il battito di un'ala nera -conoscete il gran silenzio che scende sulle cose, la sera? Ed egli il tracciato luminoso nella volta osserva e Boote e le Pleiadi, l'occhio sull'Orsa, che sempre si volge e Orione sogguarda paurosa. Lenti ruotano gli uccelli, persi nell'ampio cielo, e forse il profondo tentacoli dischiude - ma, ecco!
Puntano decisi. Un colpo di timone, il momento spiato, l'occasione irripetibile: si invertono i rapporti di forza. Ora correggo solo gli scarti della nave. Essa scivola via senza scosse, pari a quella di Dioniso. Domina gli elementi e uno sparviero non la seguirebbe. La mia agitazione passò come l'ombra di una nube; dimentico i mostri.
Rabbrividisco. Il Signore del Mare, che porta sulle spalle le navi, dentro cui stanno gli uomini: così sul dorso possente mi conduce adesso il Signore delle Navi. Ma l'onda che solco veloce non muti colore - un uccello bianco si leva; propizio - un altro: sbocciano improvvisi su uno scoglio radicato nelle acque. Scruto l'insidia d'altre rocce affioranti - né che io passi tra i miasmi del mare grigio, abbandonato dai venti, né soffino invece dal Sud le tempeste che non si danno tregua.
Come la schiena di un'onda si tende la mia vela. Benda degl'iniziati, come sfavilla intorno quando ricopre il sole! Laghi di luce avanzano: la prua infrange specchi sereni e cristalli, e i fianchi ne flagellano l'iridescenza. Attraverso le felci un sentiero ombroso, verde, macchiettato d'un tremolìo lucente; più oltre, nel profondo del bosco, poggerò le mie offerte.
Qui l'aria è dolce del profumo di foglie e del miele che fermenta, e il silenzio è ricucito appena del brusìo dei moscerini, esiguo, risvegliati dalla mia presenza, fra i tralci di rosa spezzati. Porto una tavoletta d'argilla dipinta, in onore d'Athena. Raffigura un uomo barbato con in mano il freno - poiché le navi sono i cavalli del mare: Phrontis, l'Accorto. [Reco anche latte, e una focaccia; e una ghirlanda.]* C'è una piccola immagine di Apollo Aigleteo, colui che splende nelle tenebre, con una dedica e il mio nome XAPYNOI ad accompagnare l'offerta.
*Tarda interpolazione
(1982)
Sciarrino La navigazione notturna (2018) Alda Caiello, soprano, Aldo Orvieto, Alfonso Alberti, Anna D'Errico, Fausto Bongelli pianoforte, Ex Novo Ensemble, direttore Marco Angius STR 37091 CD 2018
|