Hanno vita le cose, di notte.
La nostra mente riempie gli spazi, rende meno sordo il buio, e il menomo rumore diviene fantasma.
Ora, avvertiamo il corpo come fosse di un altro - il cuore. Un respiro. Lo stesso silenzio si è rovesciato in un rombo e preme sugli orecchi, per rivelare filiformi ronzii del sangue, poi echi della memoria alla deriva, un frangersi di bolle di suono.
La notte, ogni notte, siamo certi e incerti delle ombre: affiora in noi l'antica anima pagana - INQUIETUM.
E gli oggetti intorno, nel loro immutabile degrado. E le cose invisibili, il tempo - si può toccare il tempo?
Vi fu un periodo in cui tale mi vedevo: una figura appannata dalla lunga malattia, quasi ancora dentro un cono d'oscurità. Scrissi un'opera, l'ennesima, dove fosse proprio l'assenza a manifestarsi come viva, e poiché la figura era stata sottratta, lo spazio ad essa destinato rimanesse vuoto. Un'imperfetta presenza dell'Io.
1982)