Cadenze ai Concerti di Mozart
1. Ai Concerti per pianoforte (prefazione alla I edizione)
Quando per la prima volta conosciamo qualcosa di atteso, e balza e ci avvolge il domani che pulsava all'immaginazione, allora puntualmente, ogni volta la realtà sorprende. Forse da un lato oscuro del nostro essere -dal lato delle paure, giunge la pretesa che l'illusione volta in presente non muti. Non che la febbre presentita possa farsi gelo. Ma l'amore troppo a lungo covato, nel suo mattino quasi lo tocca l'indifferenza della luce: arderanno le tempie, tuttavia così imprevisto il modo, il suono dei passi offende il silenzio, e il silenzio è un rimbombo per la mente che lo contemplava.
Ecco come ho pensato queste immaginarie cadenze di Mozart, come ho pensato il domani in cui le avessi avute innanzi. Non solo composte con estro, bensì formulate secondo il credibile eppure inaspettato, inseguendo lievi sfumature d'impossibile: proprio là saranno le sorprese, là lo scontato dove meno li avremmo cercati. Rispettose, serbano un cuore trepidante. Furono il risveglio dalla lunga notte, pegno per il mio ritorno nel mondo; e insieme testimonianza di una passione giovanile che, posata negli anni, alle sollecitazioni di Maurizio Pollini infine ha preso corpo.
Totalmente mozartiani gli spunti, anche filtrati da più moduli simultanei, o trattamenti di citazioni: come usava lui. V'è chi le troverà modeste. Brevi? Esse vogliono esserlo. E niente sfoggi di bravura. Sul pianoforte l'autore li evitava, almeno nelle cadenze che ha lasciato scritte.
A parte questi propositi, uno in particolare credo di aver raggiunto, superiore all'ambizione stessa: che nell'ascolto dell'intero movimento, non traspaia altra mano oltre quella di Mozart.
L'eterogeneo sconfitto dal tempo sotto un arco intatto di musica: a simboleggiare il sottile trionfo del nuovo. Senza vetri infranti, senza le patetiche sottolineature dell'Io. Come s'addice a un'offerta.
(1983)
2. Ai Concerti per pianoforte
Oggi i Concerti di Mozart godono un dovuto riconoscimento. Mi auguro che, nell'eseguirli, sempre più numerosi pianisti usino le cadenze appositamente composte da Mozart stesso. Esse sono preferibili a ogni altra soluzione per coerenza, estro e misura: tutte doti difficili da combinare insieme, e che Mozart combina da quel genio che è.
L'attuale coscienza musicologica investe anche l'esecutore di una maggiore responsabilità stilistica. Dunque non v'è motivo per non ricollocare questi interventi d'autore entro le composizioni per cui furono pensati.
Purtroppo, di Mozart non sono rimaste cadenze a tutti i suoi Concerti, e alcuni fra i più importanti ne sono privi. Dall'esigenza di completare in stile appropriato il corpus di quelle originali, sono nate le Cadenze qui raccolte. L'autore non pretende di gareggiare con Mozart, tuttavia si serve di materiali e modelli mozartiani. Infatti, per quanto di aspetto variabile, la cadenza di Mozart costituisce anche una forma a sé stante, che si presta a essere imitata.
Il presente è un lavoro umile e ingrato, come tutti i tentativi di restauro, ed è una ripetuta scommessa. Al di là delle singole riuscite, appassionata.
(1993)