L'alibi della parola a quattro voci 1. "Pulsar" (Augusto de Campos) 2. "Quasar" (Augusto de Campos) 3. "Futuro remoto" (frammento da Francesco Petrarca) 4. "Vasi parlanti" (iscrizioni vascolari attiche) |
Dedica: | composto per The Hilliard Ensemble | |
Testo: | Augusto de Campos, Francesco Petrarca, iscrizioni vascolari attiche | |
Organico: | controtenore, 2 tenori, baritono | |
Anno di composizione: | 1994 | |
(c): | Ricordi 1994 | |
Numero di catalogo: | 136536 | |
Manoscritti e documenti a stampa conservati presso la Fondazione Paul Sacher di Basilea | ||
Prima esecuzione: | 22.04.1994, Witten, Wittener Tage für neue Kammermusik - The Hilliard Ensemble: David James controtenore, Roger Covey-Crump e John Potter tenori, Gordon Jones baritono | |
Durata: | 15' | |
1. "Pulsar" (Augusto de Campos)
2. "Quasar" (Augusto de Campos)
3. "Futuro remoto" (frammento da Francesco Petrarca)
4. "Vasi parlanti" (iscrizioni vascolari attiche)
Quattro testi di epoca e provenienza disparate: la poesia visiva con-temporanea, la citazione aulica del Petrarca, alcune iscrizioni dipinte su vasi greci. È necessario tentare nuove soluzioni formali, anche attraverso approcci inconsueti.
Consideriamo anzitutto la scelta del contemporaneo, il brasiliano Augusto de Campos: la conformazione visiva delle sue poesie e lo spazio delineato meccanicamente dal computer si trasmettono nelle articolazioni musicali. Ma ciò non viene a costituire una limitazione, anzi dà spunto ad altre situazioni di linguaggio, fuori delle abituali frequenta¬zioni tra musica e parole.
1. "Pulsar" conduce a un controllo radicale dell'emissione vocale, insistendo al confine tra fiato e canto. Nel flusso sonoro continuo, i versi sono inseriti quasi unità prefabbricate; alla fine però l'ordine dei versi risulterà alterato dal sovrapporsi di riletture parziali. Le stelle che sostituiscono le e, i tondi al posto delle o, sono differenziati nel suono tramite opportune emissioni. Alle dimensioni del segno corrispondono relative gradazioni dinamiche.
2. Nel musicare "Quasar" agisce forse il fascino mostruoso dell'automa. Durante l'intero pezzo è imposta ai cantanti una separazione meccanica dei fonemi: una scansione come al di sotto dell'umano, che sarà l'ascoltatore a ricomporre in continuità di parole e di senso.
La poesia appare un quadro compatto di 6 lettere per 6 righi. La musica rende tale compattezza visiva per mezzo di letture verticali simultanee (e parziali: 4 righe su 6) da cui scaturisce notevole complessità di spettro sonoro. Se la successione di questi sincroni è graduale, ordinata e contigua, il testo diviene comprensibile; basta assecondare volta a volta il rilievo dovuto a ciascuna parte. Successioni organizzate secondo criteri diversi generano testi paralleli e non ben identificabili. Il tutto levita su un continuo sbocciare di riletture, sovrapposte e sfasate, di varia proporzione metrica; dunque un intreccio di densità poco omogenee. Per alludere alla ciclicità dei processi, un parziale da capo sigilla "Quasar".
3. Non ho avuto modo di appurare quale rapporto possa essere intercorso fra H.G. Wells e Francesco Petrarca. Proprio perché tanti secoli sembrano separarli, devo riferire di un fatto assai curioso.
Nel romanzo La macchina del tempo di Wells, il protagonista riesce a viaggiare attraverso le epoche. Ma una volta che spinge a fondo l'indice della macchina, egli si viene a trovare su un pianeta deserto e privo di forme di vita, un pianeta che sconcerta: è la nostra terra, vista in una prospettiva storica troppo più ampia rispetto alla specie umana.
Un'immagine identica è quella creata dal Petrarca nel Trionfo dell'"Eternità. Singolare, oltretutto, che un credente fosse capace di guardare a un avvenire prosciugato del senso stesso della vita.
Qui la musica vuole assumere dentro di sé l'apparenza del vuoto, un perenne rifrangersi di echi.
È una voce sopravvissuta per dirci di questa desolata eternità, o è l'eco dell'umanità scomparsa?
E quasi in terra d'erbe ignuda et erma,
né fia né fu né mai né inanzi o indietro .
4. La pittura vascolare dei greci apre ai nostri occhi il loro mondo con impressionante completezza, perfino nei dettagli, nel privato, dentro la singola esistenza. Era come se i greci, vivendo, si vedessero specchiati sulla superficie dei vasi. Oggi quegli specchi trattengono ancora la loro immagine. Il vasaio, il pittore, i personaggi rappresentati, il donatore o il destinatario, tutto parla e canta un formidabile linguaggio di figure, in cui trova posto la scrittura.
Ho messo insieme alcune di queste iscrizioni, esili traiettorie sospese t su labbra perennemente schiuse.
SCIOGLIMI (Ulisse legato all'albero della sua nave,
mentre ode il canto delle Sirene)
NETENARENETENETO (onomatopea di flauto)
TOTOTE TOTE (onomatopea di tromba)
ETOT (idem, forse da leggersi ancora al rovescio)
O O O O O (le vocali davanti alla bocca d'Alceo: notazione musicale?/
STA FERMA (un amante durante l'amplesso)
LILISLIS LOLOSLOS (nonsense?)
- GUARDA, UNA RONDINE
- SI PER ERACLE
- ECCOCI, È GIÀ PRIMAVERA (breve dialogo).
Commissionato dal festival Wittener Tage für Neue Kammermusik 1994, L'alibi della parola è dedicato all'Hilliard Ensemble.
(1994)
PAROLE e TESTI Luigi Nono - Salvatore Sciarrino (2019) Schola Heidelberg, direttore Walter Nußbaum DIVOX X21701 CD 2019
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FUOCO E GHIACCIO – MADRIGALE (2002) Neue Vocalsolisten Stuttgart Stradivarius 2002 CD STR 33629
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Maurizio GUERNIERI Un’ipotesi analitica de “L’Alibi della Parola” di Salvatore Sciarrino [link] |