1986, fra Città di Castello e un intero marzo di soggiorno a Milano.
Progettai allora un'opera per flauto concertante e orchestra, racchiudendovi spunti e aspirazioni di qualche anno anteriori.
Sono convinto che il valore di questa composizione non debba essere alterato, neppure da me. Così trascrivo in partitura, dopo cinque anni intensi, un diagramma compiutamente delineato e poi dimenticato. Il titolo primitivo invece (Ninfeo dei pensieri) scivolerà via, siccome invano oggi si perseguirebbe l'interezza immaginata un tempo, quasi da un altro.
Fra le carte di quei giorni ecco emergere un foglio, una breve nota.
«Ninfeo: piccolo tempio o grotta consacrati al culto delle Ninfe; ed anche: fontana monumentale ad esse dedicata. Ninfa, giovane presenza fra le divinità che popolano a schiera le acque, i boschi, i monti. Anzi in questi luoghi essa configura la carica panica caratteristica. Presenza del divino. O meglio assenza, cioè attesa di un manifestarsi, tensione nascosta.
La musica qui ricerca non un discorso, ma trasformazioni dal suono al suono. E quanto alla forma: dimensioni intermittenti, in parallelismo e polifonia di forme e discorsi. Non semplice geometria, dunque forma di torme diverse. Ne sorge un ninfeo, edificio aereo dove il flauto dialoga con l'eco, si sdoppia cioè nella dimensione spaziale. Ogni pensiero ha una sua storia. E all'ascolto in qualche modo seguiamo il viaggio che dal nascere ha tracciato nella mia mente. Un percorso dietro al formarsi e organizzarsi delle idee musicali. La memoria e la forma si identificano come trasparenza del tempo». Perciò avevo scritto che l'edificio era trasparente.
(1991)
Questo titolo, l'accostamento di due parole, mostra un inconsueto formarsi dell'opera.
Ma perché suona come un'inversione del senso comune?
Bisogna definire quanto per noi caratterizza lo stato frammentario, e subito capiremo il motivo: un frammento, di solito, ha perso ciò che lo completerebbe, e qui porta addirittura a un coronamento.
Se l'Adagio si concreta tutto ora, nel maggio 1992, il Frammento traduce in notazione musicale un diagramma del 1986.
Di norma la trascrizione realizzativa non si distacca dalla prassi progettuale. Seguono le rifiniture, segno incipiente e sommesso del distacco.
Ogni fase compositiva si distingue per colore emotivo.
Però ho chiesto al mio braccio di essere lungo sei anni, e non tremare.
Col mutare della concezione unitaria del tempo stanno sorgendo forme nuove. Tali articolazioni spazio-temporali non possono essere ancora individuate distintamente da tutti, occorrerebbe lunga consuetudine col pensiero moderno.
Una tra le forme più caratteristiche degli ultimi anni si dovrebbe chiamare "forma a finestra", finestre di tempo. Essa consiste nell'inter-ferire di dimensioni parallele. Chi lavora abitualmente con l'intelligenza artificiale e i computer forse ha già afferrato quello che intendo.
D'altra parte, è quasi il rivelarsi di un fatto a noi connaturato. Poiché qualcosa di analogo avviene continuamente nella vita d'un uomo: men-tre compiamo un'azione vengono in mente altre cose, e la nostra coscienza funziona nell'intermittenza, passando rapidamente dal tempo dell'azione reale a quello mentale.
Sebbene la tecnica del montaggio abbia influenzato il linguaggio artistico, pure, essa non basta spiegarlo. Anzi, il senso della frantumazione di un percorso unico, il moltiplicarsi delle dimensioni, la simultaneità simulata, la follia del tempo insomma, sono invenzioni, costruzioni con-sapevoli del musicista.
Dunque è attraverso il taglio brusco della continuità temporale che irrompe l'altro, che il tempo può saltare e manifestare una diversa prospettiva del medesimo percorso. Oppure una sola composizione risulterebbe più ricca, se costituita da universi intrecciati.
Si tratta allora di un'iperforma, perché viene ad articolare più strati linguistici, e non tanto le unità sonore del singolo strato.
Quanto abbiamo osservato vale per il Frammento. Passiamo allAdagio enunciando alcuni concetti ancora a monte rispetto alla "forma a finestra", ma in qualche modo ugualmente specifici del mio mondo di compositore.
Mi riferisco a frammentazione e ripetizione. Sono princìpi fra loro legati, che emergono dal movimento fisiologico primario, il respiro, e lo rendono percepibile, fondamento e insieme risultante del linguaggio.
(1992)