1986. Un pomeriggio di luglio sull'isola di Stromboli. L'autore risaliva dal bagno, quando fu circondato da una costellazione di suoni minuscoli:
1. il fischio dei gabbiani in riposo, con accentuata inflessione dialettale;
2. rarefatte cicale;
3. il ronzare obliquo dei mosconi;
4. legni battuti su una barchetta in mezzo al mare;
5. il pauroso brontolio del vulcano che gli abitanti chiamano in confidenza "la Montagna".
Tali suoni rimasero annotati sul quaderno di Sciarrino e, dopo qualche tempo, furono artificiosamente ricreati e organizzati per poter diventare musica. L'imprevedibile susseguirsi degli eventi sonori, il loro sovrapporsi, vengono dunque a costituire un nuovo paesaggio. Qualcosa tuttavia esso trattiene dell'originale ambiente naturale: la sospensione e una speciale qualità bianca del silenzio. Ed è quest'immagine illusoria che alla fine s'infrange, come su vetro riflesso, a causa delle brusche interruzioni. Si scoprono così più dimensioni temporali e intermittenti.
Il curioso motivo degli oggetti di vetro ricorre da secoli nella storia della pittura, mettendo alla prova l'abilità del rappresentare.
Infatti il vetro impone la sua doppia proprietà d'immagine: trasparenza e riflesso; ciò spinge a raffinare lo studio della percezione oltre la percezione.
Dedica a Gerard Grisey, con la seguente epigrafe: «Sul calderone che un demonio porta in capo, si vede un'immagine riflessa: la finestra della bottega di Bosch».
(1993)