Cantiere del Poema per soprano e dieci strumenti N.1 Carovane N.2 Due titoli e un verso N.3 Cantiere del poema |
Dedication: | ad Anna Radziejewska | |
Lyrics: | testi di Salvatore Sciarrino, Francesco Petrarca, Ugo Foscolo | |
Instruments: | soprano, 2 flauti (I anche flauto in Sol, II anche flauto basso), 2 clarinetti (II anche clarinetto contrabbasso), 2 violini, viola, violoncello, contrabbasso, pianoforte | |
Composition year: | 2011 | |
(c): | Rai Trade 2011 | |
First performance: | 02.09.2011, Città di Castello, Cattedrale, Festival delle Nazioni - Anna Radziejewska soprano, Ensemble Algoritmo, Marco Angius direttore | |
Duration: | 25' | |
Il titolo dice della dura disciplina richiesta dal linguaggio, quale esso sia, musicale o poetico; e di quanto vario dice, e imprevedibile, possa rivelarsi il rapporto fra musica e testo. lì canto, sostengo da anni, acquista intero il suo potere se riusciamo a unire due forze: l'emozione del suono e la profondità delle parole. L'intellegibilità del canto è, per me compositore, fatto non accessorio.
Già prima che nascesse, questo lavoro era destinato ad affiancare gli amati Trois Poèmes di Ravel. L'organico strumentale si rispecchia, con l'eccedenza di un contrabbasso da parte mia; ora che il lavoro è nato, colgo appena vaghe assonanze fra Carovane e il primo dei Poèmes.
Leggerei Soupir come un alzare di colpo la testa, una vertigine, lacerato azzurro, iridescenza d'acqua polverizzata; ne torneranno alla fine un paio di singhiozzi, nel posare del ricordo.
Carovane è estatico in modo diverso: un'ampia cadenza di timbri scandisce spazi notturni che la voce attraversa. L'insieme risulta lancinante, da Ravel non potremmo scostarci di più, per atmosfera, configurazione strofica del canto, che vola all'ottava sopra, e più non scende. E ci allontaniamo per durezza estetica: questa lirica vorrebbe guardare con coscienza all'Italia d'oggi, rifiutando la retorica delle celebrazioni. Immagine antica, Carovane riflette l'anonima frenesia odierna, la cruda casualità degli incontri. Forse irritando, svela ciò che si cerca di non vedere. È l'immondizia, o la mancanza d'amore, a rendere sporco il nostro ambiente? La vita, dovremmo riflettere, va osservata com'è per poterla capire, amare nonostante tutto; bisogna esorcizzarla per non restarne vittime, e non esporci alla banalità che uccide prima della brutalità. Chi distoglie la trasparenza dello sguardo, chi s'illude schematicamente di vivere fuori dalla sua epoca, rimarrà rigido nell'animo, scivolerà di lato.
Due titoli scartati per Superflumina, opera lirica d'argomento attuale, protagonista una senza-casa. Ad assistervi, sentiamo ricomporsi la realtà. Vi si intrecciano problematiche metropolitane quali i rifiuti, l'esposizione alla violenza del branco, l'ebetimento subito dalle masse, l'insolenza della burocrazia, insomma: molta dell'insensatezza del nostro presente. Terminata dopo un paio d'anni di travaglio riordinavo le carte, ed ecco un vecchio quaderno da riporre via restituisce ai miei occhi qualcosa di grazioso. I titoli ipotetici gravitavano formando una semplice costellazione anzi, un'altalena di stelle: si rispondono infatti in maniera assente quasi fossero messi in scena due vagabondi, che sembrano parlottare, ossessivamente, ma senza alcun dialogo. Petrarca si inserisce qui, commento sentenzioso, vecchio di secoli, che vale per sempre.
Come questo groppo strano possa arrivare ad essere musica è un mistero anche per me: davvero dimostra le inaspettate possibilità offerte in un cantiere.
Formato negli ideali di Dante, vivo la mia fragile illusione circondato dalla vuota, confusa baldoria italiana, non estetica quanto civile. In ricordo dell'unità d'Italia, non è affatto casuale la scelta di Foscolo, anticipatore incorruttibile, che ha rifiutato ogni compromesso inventando l'esilio volontario, abbracciando il rischio della miseria.
Appassionato girovago, al pari di Omero; appassionato amoroso: secondo quanto egli stesso confidava, gli amori lo ardevano senza illuminarlo. Le Grazie, ultima fatica, doveva essere una riflessione sulla poesia come funzione portante della civiltà umana.
Dal tempo dei rudi impegni politici e militari, la vena di Foscolo si va sublimando e approda infine al sentimento di scoperta della bellezza in sé, all'ideale della purezza di sguardo che non deve morire.
Mi ricorda Nono, compositore impegnato del secolo scorso, accusato di rifugiarsi in un tardivo platonismo; piaccia o non piaccia era un percorso analogo.
Cantiere del poema sembra definire l'arco de Le Grazie, il lavorìo periodico, le sospensioni. La mia interpretazione assume la provvisoria frammentazione del capolavoro di Foscolo, s'avvita come un giro di musica continuo da cui sfavillano cantilene e si riassorbono, talora con brevi anticipazioni alterne, di strumenti e di voce. Chiedo scusa se esco dal mio stretto ambito, il mio essere si ribella.
Sempre pecca di sterile accademia la critica italiana, concorde nel definire Le Grazie poesia episodica, di innesti. Vero il contrario, ogni opera di vasto respiro richiede inevitabilmente un metodo di montaggio. Non è certo per gl'innesti o per incapacità, o difetto d'ispirazione che Le Grazie rimanga incompiuto; bensì per costituzione intrinseca al suo flusso intuitivo, che offre il pregio di ineguagliata freschezza immaginifica, sussurri mai prima sentiti. Alcuni soggetti intravisti nel loro movimento e non in posa anticipano le sequenze del cinema, per esempio la danzatrice che cent'anni dopo sarà centrale in Rilke. Questo poema è un unicum nella letteratura. Versi tecnicamente strepitosi, episodi irrelati, liberi, fuori da ogni sistema. Procedono per associazione o digressione. Siamo giunti al campo aperto che è la più alta conquista del pensiero artistico moderno. Ciascuno deve crearsi la propria coerenza, affinché scuota da sé le regole e trasfiguri i modelli.
1. Carovane
Piazzuole di sosta
s'incontrano gli occhi
Mi volevi con te
ho esitato un istante:
troppo per chi ha sete di partire
Piazzuole di sosta
s'incontrano gli occhi
ci sognammo avvinghiati come belve, anzi, neppure.
Ti volevo con me: anni hai da riflettere
poi che son sparito
2. Due titoli e un verso
Toutes les nuits je compte les jours
Ehi, dormi?
- Povera e nuda vai, Filosofia
3. Cantiere del poema
Recate insieme, o vergini, le conche
Dell'alabastro, provvido di fresca
Linfa e di vita ahi breve a' montanini
Gelsomini, e alla mammola dogliosa
Di non morir sul seno alla fuggiasca
Ninfa di Pratolino, o sospirata
Dal solitario venticel notturno.
…….lo dal mio poggio,
Quando tacciono i venti fra le torri
Della vaga Firenze, odo un Silvano
ospite ignoto a' taciti eremiti
Del vicino Oliveto: ei sul meriggio
Fa sua casa un frascato, e a suon d'avena
Le pecorelle sue chiama alla fonte.
Chiama due brune giovani la sera,
Né piegar erba mi parean ballando.
Esso mena la danza.
………… Sfrondate
(...)
Il mirteto e i rosai lungo i meandri
Del ruscello, versate sul ruscello,
Versateli, e al fuggente nuotatore
(...)
Fate inciampi di fiori, ...
(...)
Fioritelo di gigli. ...
……….. Ma se danza
(...)
E chi pingerla può?
Ecco m'elude
E le carole che lenta disegna
Affretta rapidissima, e s'invola
Sorvolando su' fiori, appena veggio
Il vel fuggente biancheggiar fra' mirti.
Testi di Salvatore Sciarrino, un verso di Francesco Petrarca {Canzoniere, 7), frammenti di Ugo Foscolo [Le Grazie: II, I, II, II)
(2011)
SCIARRINO CANTIERE DEL POEMA TRE DUETTI CON L'ECO L'ALTRO GIARDINO (2012) Anna Radziejewska, mezzosoprano, Ensemble Algoritmo, Marco Angius, direttore Stradivarius 2012 CD STR 33942
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